Parlamentarie pratesi 2012

30 Dicembre 2012, ore 22.00

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Matteo Biffoni e Ilaria Santi, questi sono i due nomi che i pratesi hanno scelto per rappresentare il territorio nelle aule romane.

Un giovane renziano di ferro e una donna dalle radici cattoliche, ma dalle simpatie di Sel.

Non si è parlato di idee né di contenuti, ad eccezion fatta per quei pochi punti programmatici che tutti i candidati hanno presentato non potendo fare diversamente.

La politica assomiglia sempre di più al calcio, viene vissuta con la stessa passione cieca e il medesimo accanimento verso l’avversario.

D’altronde l’individuazione di un avversario comune cos’è, se non la via più semplice per fare squadra?

Come diceva Rita Levi Montalcini Il cervello umano ha una parte razionale ed una più istintiva, dominata dalle passioni, la difficoltà è quella di saper riconoscere quando usiamo l’una e quando l’altra.

Penso che in politica si necessiti dell’uso di una e dell’altra, con una predominanza della prima sulla seconda.

Un candidato deve essere valutato per le idee che esprime e che vorrebbe rappresentare, non per simpatia o per chi ha dietro.

Il Pd ha optato per un partito leggero, svincolato dal territorio, con la svolta della Bolognina è iniziato un percorso suicida, nel quale non solo abbiamo cambiato nome al Partito, ma siamo riusciti a buttare al vento una capillare presenza sul territorio.

Questo è un Partito arbitro, che di fronte ad una partita giocata in maniera violenta ferma il gioco e non i giocatori.

Adesso a tenere il rapporto con il territorio cosa è rimasto? Il circolo.

In questa campagna elettorale abbiamo girato Prato in lungo e in largo, siamo entrati nei circoli, abbiamo incontrato le persone che li frequentano e abbiamo capito come sia deviata la sua natura originaria.

Gli avventori dei circoli, per la maggior parte, sono uomini e donne, oramai stufi della politica, giovani che non ne hanno mai sentito l’esigenza e che non cominceranno a sentirla ora oltre a qualche cinese e qualche pensionato che giocano ai videopoker.

E adesso c’è da lavorare insieme.

La sinistra ha due grandi qualità: saper perdere con frequenza e dividersi.

Stare insieme quando si parla di persone della stessa squadra sembrerebbe quasi una cosa naturale.

Poi c’è da fare i conti con la realtà, che vede i soliti giochetti della politica, gli accordi sottobanco, quelli di corridoi, i millantatori e gare giocate sempre sul confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è.

E allora si capisce come diventi più difficile, quando si perde, mettersi al lavoro con il solito entusiasmo e la solita voglia di partecipazione.

  1. Il giornalismo pratese, in linea con quello nazionale, si è rivelato il giornalismo della prima domanda. Quando un giornalista rinuncia alla seconda domanda, si trasforma in un microfono con le gambe a disposizione del politicante di turno;
  2. La mancanza di spirito critico di un popolo che si profonde in mille lamentele da bar, per poi farsi suggerire, con la logica del gregge, chi e cosa rappresenta il cambiamento;

Il PD, pur avendo dato prova di saper perdere con avversari indegni di tale nome, ritrova, proprio nella mancanza di avversari di alto livello, la causa di quella sufficienza che si respira all’interno del partito.

Nelle parlamentarie pratesi, come in altre svolte in città diverse, sono  state un’operazione di democrazia verso il basso, fittizia.

Il PD non deve avere paura di essere il partito che vorrebbe essere, non deve avere paura della gente, di quella gente che ha abbandonato chiudendo le sezioni.

Queste sono state, anche per la ristrettezza dei tempi organizzativi, elezioni dei quadri, in cui non poteva essere possibile una candidatura fuori dal partito, in cui si è cercato di pilotare i voti sui volti prescelti.

Senza un forte radicamento sul territorio, senza una buona e onesta politica di tesseramento, senza il proselitismo, senza una ricerca costante di energie giovani, di militanti entusiasti, questo partito sarà sempre in balia dei correntismi, dei capi bastoni veri e millantati.

Intendiamoci, nessuno dei candidati avrebbe cambiato e cambierà un gran che in Parlamento, ma se aspettiamo l’uomo forte che decide in positivo le sorti del paese commettiamo l’errore di sempre.

Qui c’è da lavorare nel particolare, c’è da costruire pezzo per pezzo una nuova classe dirigente, attraverso delle parlamentarie diverse da quelle che si sono recentemente consumate.

In queste elezioni hanno votato poco più di 6.000 persone, per le primarie del centro sinistra erano stati 22.000, dove la speranza di convincere gli incerti era ridotta all’osso, esempio fulgido: la serata al Politeama, ecco perché si necessita un maggiore coinvolgimento della società civile, in modo da diluire i voti preconfezionati in mano ai soliti noti.

Sempre se questa fantomatica società civile dia prova di un ragionamento razionale più che passionale, magari secondo il proprio interesse, purchè razionale.

Ripeto: non dobbiamo avere paura delle persone, dobbiamo trarne quella linfa vitale e necessaria al partito, dobbiamo fare in modo che la gente non si allontani dalla politica, ma che si avvicini, magari incazzata, magari proprio perché incazzata, per cambiarla, per portare il suo apporto.

Abbattere le barriere fra le persone e la politica è l’unica via per voltare pagina, per davvero.

Edoardo Romagnoli

Un commento

  1. Bell’articolo. un’analisi lucida e viva da questa esperienza un poco odissiaca.
    In fondo la paura di parlare con le persone è figlia del fatto che la politica non rinuncerà mai a parlare “alle” persone cercando di irretirle.

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