Un’idea è soltanto un’idea cantava Giorgio Gaber nel ritornello dell’omonima canzone, così dovrà aver pensato quell’ Italia che voleva cambiar pagina, far pulizia e trovare una nuova stabilità, al risveglio la mattina dopo lo spoglio, spaesata, senza un vero nocchiere e, ad eccezione di alcune prevedibili esclusioni, le solite facce di sempre.
I giornali hanno optato, in linea di massima, per una linea comune, i vincitori sono due: Grillo e l’instabilità, con molta probabilità l’una figlia dell’altro:
Libero opta per «Il Leone Silvio sbrana il giaguaro», per il Giornale è «Miracolo Berlusconi», per Il Messaggero «Ha vinto l’ingovernabilità» , «Voto choc non c’è maggioranza» titola il Corriere della Sera, telegrafica la Stampa «Grillo boom. Parlamento bloccato», simile il Fatto Quotidiano «Grillo Boom batte tutti», sulla medesima linea la Repubblica «Boom di Grillo. Italia ingovernabile».
«Lo Tsunami è arrivato» e «Il parlamento è stato aperto come una scatoletta di tonno» gli incipit più gettonati per sottolineare il dato eclatante, il vincitore in proporzione alle forze messe in campo e al budget a disposizione è sicuramente Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 stelle, un successo che è andato ben oltre le più rosee previsioni che lo attestavano al 20%, più di un italiano su quattro lo ha votato e in un solo colpo spazza via il bipolarismo costruito in vent’anni, diventando il primo partito in Italia, almeno alla Camera.
Le previsioni e gli exit poll hanno sbagliato tutte le previsioni, gli italiani si sono rivelati un popolo di bluffatori, forse una delle conseguenze scatenate dalla recente mania del poker. Quella che doveva essere una vittoria certa, in attesa dei dati specifici si è rivelata l’ennesima vittoria di Pirro per il Pd, una doccia fredda che spenge di colpo tutti i facili entusiasmi che avevano animato questa campagna elettorale. Monti e la sua lista civica superano a fatica il 10% alla Camera, mentre al Senato si attestano al 9,1%, una debacle per il professore anche se lui si dichiara soddisfatto, Sel ben lontano da quel 4/5% dato per certo, Udc, Fli, Rivoluzione Civile e Fare per fermare il declino restano fuori dai giochi, mentre il Pdl si gongola in un risultato insperato per chi temeva di scomparire dall’arco e Berlusconi non perde tempo a sottolineare l’ennesima impresa personale.
Ad una situazione di stallo, già nota al paese, si aggiunge una notevole instabilità che allerta i mercati, facendo risalire lo spread a 293 punti e crollare l’euro a picco, data anche dalla fondata opinione che il M5S non accettando di governare con il Pd condannerà il Parlamento ad una situazione paludosa.
Alessandro Gilioli sul blog dell’Espresso “Piovono rane” ipotizza alcuni scenari:
1.Le dimissioni del capo dello stato per rendere possibile l’elezioni di un nuovo Presidente libero dai vincoli del semestre bianco;
2. Grande alleanza che va da Berlusconi a Bersani;
3. Una coalizione composta da Pd-Sel-M5S che si da tre mesi per mettersi d’accordo sulla nuova legge elettorale;
Grillo nel frattempo si gode la vittoria, snobbando i media tradizionali concede un’intervista solo alla trasmissione radiofonica della sua web-radio La Cosa: « Noi entriamo saremo 110 dentro e qualche milione fuori.(…) Chissà dove ci metteranno a sedere in Parlamento… Io spero uno di noi dietro ognuno di voi… Per controllarvi… E darvi qualche scalpellotto. »
Non sono tanto quei milioni fuori, bensì i 110 parlamentari e i 58 senatori che il M5S porterà in Parlamento, ad allarmare gli osservatori politici che si domandano come si comporterà la truppa dei grillini. Saranno una falange compatta agli ordini del capo o piuttosto uno scomposto esercito di guerriglia?
Edoardo Romagnoli