L’epilogo della cronaca di queste ultime settimane mi ricorda due storie:
La prima è la trama di un famoso film: “Ricomincio da capo”.
Un film del 1993 di Harold Ramis con Bill Murray e Andy MacDowell uno di quei film con una morale prevedibile che deve la sua fortuna al fatto che si svolge durante la Giornata della Marmotta, elemento per altro secondario nella stesura della sceneggiatura.
Pellicola che vanta anche una sua versione italiana del 2004, “E’ già ieri” con Antonio Albanese oltre ad esser stato inserito, nel 2006, nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Bill Murray è Phil Connors un meteorologo televisivo che, per documentare l’annuale giornata della Marmotta, deve recarsi a Punxsutawney, una piccola cittadina fra le nevi della Pennsylvania.
Qui rimane intrappolato in un giorno sempre uguale a se stesso che ogni mattina ricomincia sempre alle 6.00 e si svolge come un eterno dejavu. La fine ve la risparmio, per ora fermiamoci qua e passiamo alla seconda storia.
La seconda è la storia di una vecchina e di un dittatore, ma parliamone meglio.
Ci sono versioni che hanno fatto e fanno la storia in tutti quei licei nei quali è ancora contemplato per legge lo studio di una lingua morta qual è il latino. Pace all’anima sua.
E non parlo del bestseller “Le oche salvano il Campidoglio” di Tito Livio, bensì di una versione meno celebre, ma direi calzante per descrivere questi ultimi giorni turbolenti.
Si intitola “ La vecchia e il tiranno” e ve la leggo così per intero:
A Siracusa una donna di estrema vecchiaia, mentre tutti chiedevano insistentemente la morte del tiranno Dionisio a causa dell’eccessiva severità dei costumi e delle intollerabili imposte, da sola ogni giorno di buon mattina pregava gli dei affinchè (il tiranno) fosse illeso e le sopravvivesse.
Quando egli lo seppe, non ammirando la debita benevolenza verso di sè, la chiamò e le chiese perchè facesse ciò e per quale suo beneficio.
Allora quella:”é evidente-disse-la ragione del mio proposito: infatti da fanciulla, poichè avevamo un tiranno molesto, desideravo essere priva di lui.
Quando fu ucciso, occupò la rocca un altro alquanto più feroce.
Stimavo molto che fosse finito anche il suo dominio.
Come terzo cominciammo ad avere te, governatore più insopportabile dei precedenti.
Perciò, affinchè se tu sarai ucciso, non succeda al tuo posto uno ancora peggiore, offro in sacrificio la mia testa in cambio della tua salvezza”.
La storia vorrebbe che il tiranno, trovatosi di fronte a tale audacia, graziasse l’anziana signora, ma a noi questo interessa poco.
Ciò che mi interessa è capire com’è possibile andare a letto con la certezza che tutto possa cambiare e risvegliarsi il giorno prima?
Solito governo, solito Presidente della Repubblica, tutto uguale, con qualche cittadino in più (come se gli altri non lo fossero), ma nulla è cambiato. Ormai nulla cambia per non correre il rischio di cambiare, il Gattopardo è superato!
Questa rielezione, che appare più come un augurio di longevità a Napolitano, non fa che dimostrare quali sono state e quali purtroppo sono le capacità di questa classe politica, capace solo di demandare e rimandare.
Il PD ha dimostrato di essere un partito di cioccolata che al primo alito di cambiamento si è sciolto, ma stavolta la stagnola del cioccolatino ha fatto un tonfo sordo, come fosse piombo.
Si è spaccato, rivelando l’amara crema sciolta al suo interno: 101 “franchi tiratori” che per vendetta, dissapori passati e qualche benefit, in una sola mossa hanno fatto fuori il fondatore dell’Ulivo, il segretario del Pd, una manciata di dirigenti oltre ad aver regalato l’ennesimo colpo di reni al Caimano.
Non è interessante entrare nel dettaglio, qui l’assurdo è macroscopico, se tutto il partito avesse votato compatto, oggi Prodi sarebbe il nuovo Presidente della Repubblica, ciò non è successo e non fa altro che evidenziare l’inesistenza di un vero partito, questo è un ammasso di bande.
Quello che stiamo vivendo è un giorno della marmotta e sembra che le speranze nella conquista di un futuro, abbiano lasciato il posto alle preghiere per cercare di salvare almeno il certo.
Edoardo Romagnoli