“Nessun avvenimento, per quanto grandioso, lascia un’impronta eterna sul mondo. Consideriamo la radiazione cosmica di fondo, il debole residuo di radiazione elettromagnetica del big bang. Si trova in ogni angolo dei cieli ed è la prova più solida della gigantesca esplosione che ha creato il nostro universo. Ma non durerà per sempre. Tra mille miliardi di anni scomparirà oltre quello che gli astronomi chiamano l’orizzonte cosmologico, il limite estremo dell’universo osservabile. L’espansione dell’universo avrà talmente esteso la sua lunghezza d’onda che questa non sarà più percepibile in nessun luogo. Il tempo avrà cancellato il proprio inizio.
Sulla Terra il passato scompare ancora più in fretta. Studiando la geologia si resta sbalorditi per la velocità con cui il tempo riordina la superficie del pianeta, riempiendo i crateri, spianando le montagne, spostando placche e sommergendo i continenti di acqua marina.
Spesso è la vita a disintegrarsi più rapidamente. La velocità della decomposizione biologica fa sì che solo gli organismi geologicamente più fortunati si trasformino in piante e divengano fossili. Il resto si dissolve in sedimenti, lasciando dietro di se una vaghissima traccia molecolare.
Gli essere umani si distinguono dalla natura per lo sforzo di preservare il passato, anche se si sono rivelati maestri nell’arte di cancellarlo. Hanno dato fuoco all’antica biblioteca di Alessandria, che nelle sue centinaia di migliaia di pergamene conservava gran parte della cultura classica. Per il sapere è stata una perdita così profonda da riportare la civiltà occidentale indietro di mille anni.
Incendiare libri e biblioteche è passato di moda, ma lo stesso spirito sopravvive in un’altra attività umana, antica come la civiltà stessa: la distruzione delle foreste. Gli alberi e le foreste sono i depositari del tempo, e distruggerli significa cancellare una testimonianza insostituibile del passato della Terra.
Nell’ultimo secolo di deforestazione senza precedenti, un piccolo gruppo di scienziati ha esplorato i boschi superstiti del pianeta alla ricerca di alberi dalla memoria lunga, che promettono alla scienza di aprire una nuova finestra sull’antichità. Chi vuole trovare la memoria di un albero deve guardare oltre le foglie e la corteccia ed entrare nella profondità, dove si nascondono le cronache della sua lunga vita, preziose come i rotoli di pergamena di un’antica biblioteca.”
di Ross Andersen