Qualche giorno fa mi sono svegliato e su Facebook ho trovato un sacco di video con persone che bevono e sfidano altri a farlo. Lo chiamano Nek Nominate o qualcosa del genere.
Mi ricordo che quando ero alle elementari trascorrevo interi pomeriggi con gli amici, ad architettare uno stratagemma per impiegare il tempo, cercando sempre di tenere fuori dalla portata dei nostri rapporti qualunque forma di vita antropomorfa non dotata di pisello.
E così spesso organizzavamo: tornei di lotta libera che finivano in mega risse dove volava di tutto tranne che pugni, strascicate sfide di biglie, sanguinose gare di yoyo, quelli con la frizione, e ovviamente non ci facevamo mancare interminabili partite di calcio.
Solo un giorno ricordo che una ragazza, evidentemente traviata da una famiglia di accaniti fumatori, iniziò a fabbricare sigarette di carta vuote durante lezione per poi distribuirle alle compagne, permettendo così a tutte di poter fumare aria durante le consuete chiacchiere da intervallo.
La reazione della parte maschile della classe fu immediata: ci mettemmo a fabbricare subito queste sigarette di carta vuote e nonostante il risultato fosse molto inferiore a quello confezionato dalle bambine, dotate anche della marca perfettamente contraffatta appena sopra il filtro, iniziammo a fumare aria anche noi all’intervallo.
Passarono mesi così, in classe o in corridoio, divisi per sesso, neanche in una classe degli anni Cinquanta, a fumare aria, guardandosi gli uni con le altre, fino al giorno in cui le maestre decisero che forse era un passatempo un tantino diseducativo; penso sia da lì che le femmine smisero di farci schifo e che molti di noi iniziarono ad associare al fumo un qualche potere afrodisiaco.
Ecco penso che dietro a questa nuova moda, scoppiata su Internet, del Nek Nominate ci sia un meccanismo di questo tipo o molto simile. C’è un rapporto strano tra i ragazzi della mia generazione e l’alcool, c’è una forma di eroismo, proprio come quei bambini che hanno voglia di crescere e provano a bruciare le tappe, imitando, alla cieca, i grandi.
Una serata non può passare senza alcool, diventa la materia prima indispensabile per il successo di una serata, la chiave del divertimento, un buon metodo per acchiappare, sempre se non si esagera fino a rendersi innocui.
E allora spopolano sul web video di adolescenti impegnati a sgolarsi centilitri di vodka, litri di birra e lunghe file di bicchieri d’amaro. Premetto: faccio parte anche io di questo mondo e anche a me è capitato di sbronzarmi, ma non mi ha mai attirato quest’idea di autolesionismo insita nell’alcool in genere. Cosa c’è di eroico, di figo nel perdere totalmente la cognizione di sè, proponendo spesso agli altri, tutto il peggio di cui si è capaci?
Per trovare una risposta torno a quel ricordo d’infanzia, a quelle sigarette di carta, alla convinzione che ci facevano più grandi, più desiderabili agli occhi di quelle bambine, per la prima volta, non così antipatiche.
Edoardo Romagnoli