Ieri a Roma, sotto un cielo minaccioso come un presagio, sono stati canonizzati due papi. Eppure sembrava di essere ad un concerto rock.
Quello che è successo in prima fila lo avrete già visto: i capi di Stato, anche l’allegro 89enne Robert Mugabe, dittatore dello Zimbwabwe, i due Papi, l’esercito di sacerdoti muniti di ombrellini gialli e bianchi che distribuivano l’eucarestia, tutti i cardinali, le alte personalità, le dubbie personalità, avrete visto già tutto, anche Vespa sul tetto. Ecco perchè non vi racconterò quello che è successo sotto e sopra il palco, ma ciò che nel frattempo accadeva nelle retrovie.
Salite le scalette della metro Ottaviano verso le nove e un quarto, capisco subito che non ho nessuna chanche di arrivare neanche nei paraggi di via della Conciliazione. La gente pullula, sembra riprodursi fra le vie del centro, l’aria è quella che si potrebbe respirare prima dell’inizio dell’Heineken Jammin Festival o di una gara di Formula 1 a Imola, masse di individui vestiti a tema che si trascina avanti e indietro cercando di raggiungere il sottopulpito; senza quel manifesto uso e abuso di stupefacenti, ma con le solite facce perse in un oblio indefinibile, lo stesso sorrisino beffardo.
Quel pullulare di fedeli sfiduciati dalla presenza di così tanti simili è un’occasione troppo ghiotta per i venditori ambulanti. Un’occasione che non si sono fatti scappare, e così fra Via Ottaviana, via del Risorgimento, via del Mascherino, via Crescenzio e Piazza Adriana si sono appostati decine di venditori ambulanti, dagli accenti intuisco che si dividono le strade fra cingalesi e campani, gadget in voga:
1. Maglietta con faccione di Papa Wojtyla stampato sul petto;
2. Bandierina con i tipici colori vaticani; (bianco – giallo/oro)
3. Il giornale l’Avvenire;
Non mancavano anche i banchetti degli indiani d’America e gli immancabili paninari coi loro furgoncini di un sobrio color oro, decorati con i monumenti più celebri della città eterna. I fedeli più incalliti si erano accampati in San Pietro e tutto nei dintorni, muniti di sacchi a pelo, radioline e sedie pieghevoli modello pesca al lago.
A provvedere alla loro sussistenza centinaia di volontari vestiti di un giallo evidenziatore notevole, colori tipici della maglia in trasferta della Protezione civile, il cui compito principale era distribuire migliaia di bottigliette d’acqua.
Roma ha retto, almeno nel trasporto pubblico, metro e autobus hanno fatto il loro lavoro; cosa che ha interrogato tutti i romani sul fatto che “quando le cose si organizzano funzionano!” e allora perchè non organizzarle quotidianamente? Ma si sa l’Italia regala il colpo di reni solo ad un centimetro dalla cacca e tende all’emergenza come metodo di programmazione.
Ciò che non ha funzionato è lo spazio, San Pietro, via della Conciliazione, quelle stradine curve e lastricate a san pietrini erano troppo strette, troppo poco per un evento così, ma lo spazio è quel che è e temo rimarrà così per almeno altri duemila anni. Il fatto è che seduti tutti quelli che avevano diritto non c’era più posto per i fedeli, un pò come se allo stadio una volta fatte sedere le autorità, i presidenti, i dirigenti, i giocatori infortunati e le vecchie glorie, non ci fosse più spazio per i tifosi!
E così accampati con lo sguardo perso fra le nuche dei vicini, migliaia di fedeli arrivati da tutte le parti del mondo per vedere la canonizzazione, si sono ritrovati a seguire le celebrazioni da una radiolina gracchiante. Della serie: “Io c’ero, ma se rimanevo a casa a guardarmi la diretta Sky forse riuscivo anche a vedere qualcosa.”
Anche l’immondizia lasciata dopo sembrava la solita che si vede ammassata a San Giovanni dopo il primo maggio o a San Siro dopo Vasco.
E allora, anche se parliamo di fede e la fede è allergica alle domande dettate dalla logica mi chiedo:perchè?
Perchè così tanta gente, perchè è così importante esserci?
1- Perchè anche la canonizzazione di due Papi può farci sentire parte di un qualcosa;
2- Perchè in questi casi si ha a che fare non tanto con Wojtyla e Roncalli in sè, ma con l’immagine di Wojtyla e Roncalli con cui hanno a che fare i fedeli, il loro rapporto non con i due papi, ma con l’immagine che di loro si sono costruiti, ciò che per loro significano e hanno significato;
Insomma un pò come nei concerti rock anche qui si viene con la speranza di poter vedere anche per un attimo il proprio idolo, comprare la maglietta del batterista defunto, poter sfogare liberamente la propria passione in mezzo a dei simili e poter dire “io c’ero! Non l’ho visto in televisione, ero proprio lì a non vedere niente, in mezzo a mille teste sudate”.
E non importa se poi torneremo tutti a casa, ignorandoci l’un l’altro, sporcando tutto ciò che capita lungo la strada, senza la minima coscienza che forse insieme, tutta questa gente, semplicemente seguendo le regole che il rock ha dettato loro, potrebbe cambiare qualcosa. L’importante è aver sollevato l’animo dall’eventuale peso di non esserci stati.
Ecco perchè loro c’erano e ci saranno anche la prossima volta.
Edoardo Romagnoli
Eh, ci ha giá pensato mussolini a fare spazio davanti al vaticano, mi pare abbastanza… ah m’hanno detto che mugabe stava lá in rappresentanza di pinochet http://contropiano.org/vignette/item/23609-santo-mai
un capolavoro