Lo hanno definito il Mondiale dei record prima ancora che fosse iniziato, ma a pochi giorni dalla definizione dei Quarti possiamo già trarre qualche primo bilancio.
Le sorprese sono iniziate già dalla fase a gironi, con eliminazioni eccellenti (Spagna, Inghilterra, Italia) e inaspettate delusioni (Russia, Portogallo, Costa d’Avorio e Croazia). Degli ottavi giocati, cinque partite si sono protratte fino ai tempi supplementari, ma soprattutto, come in ogni manifestazione calcistica che si rispetti, non sono mancate le polemiche sugli arbitri, i cambi, i calendari, gli orari e gli stadi, le assenze eccellenti, i gol da cineteca e le autoreti.
Per queste ultime chiedere a Marcelo, Kolasinac, Valladares, Boye e Yobo.

L’autogol è l’harakiri sportivo per eccellenza. Mentre una squadra intera corre, suda, lotta, attacca e si difende, può accadere che ad un certo punto una palla sparata a casaccio in area, una deviazione sfortunata, un passaggio al portiere mal calibrato e SBAM, la palla va a finire nella porta sbagliata e tutti gli sforzi, in un attimo, vengono resi vani.
L’autogol nasce così per caso, incoscienza, sfortuna o scarsa coordinazione e il colpo oltre che sul risultato pesa sul morale.
Ricordate Zaccardo? Gioca la seconda partita della fase a girone di Germania 2006 e su una punizione dalla sinistra, tenta la spazzata col sinistro, ma liscia e colpisce con il polpaccio destro, ingannando Buffon e insaccando la palla a fil di palo. Non giocherà più una partita in quel Mondiale. Perchè l’autogol costa e ti segna. Chiedere a Ferri, Niccolai, ma anche a Picchi e Baresi, sì proprio lui il Francone nazionale. Perchè l’autogol non guarda in faccia a nessuno, è spietatamente democratico nella sua crudele casualità.
FIFA WORLD CUP Usa ’94
Ultima partita del Girone A: COLOMBIA – STATI UNITI
22 Giugno 1994, 0re 16.35, 93 mila spettatori accalcati al Rose Bowl di Pasadena, California. Arbitra il sign. Fabio Baldas (ITA), primo assistente Domenico Ramicone (ITA).
Il campo è inzuppato in un sole asfissiante. La Colombia di Faustino Asprilla ha 0 punti e, dopo la sconfitta rimediata contro la Romania per 3 a 1, (Raducioiu 16′,88′ Hagi 35′ e Adolfo Valencia 43) è chiamata a vincere contro gli U.S.A se vuole accedere agli ottavi. I cafeteros sulla carta sono più forti, ma la partita è combattuta fin dall’inizio. Al 35′ del primo tempo John Harkes si spinge sulla fascia destra, alla fine della sua corsa calcio secco e potente, un incrocio fra un tiro e un cross nel mezzo dell’aria di rigore. I centrali colombiani si dividono le marcature, ma Andres Escobar è in ritardo e allora prova l’anticipo buttandosi in spaccata, ma la palla gli rimbalza sulla gamba destra e va a insaccarsi dentro la rete, spiazzando l’incolpevole Oscar Cordoba. Usa 1 – Colombia 0. Lancio per il taglio in corsa di Ernie Stewart che raddoppia al 52′: Usa 2 – Colombia 0. Adolfo Valencia su ribattuta accorcia le distanze, ma oramai è il 90° e la partita finisce qua. Usa 2 – Colombia 1. Colombia eliminata e fin qui tutto normale, anche la grande delusione che ne seguirà.
2 Luglio del 1994. Siamo a Medellin, Andres Escobar sta uscendo da un ristorante dove è stato a pranzo con la moglie, tre uomini e una donna gli si fanno incontro, uno dei tre tira fuori la pistola e spara sei colpi uccidendo il 27enne difensore colombiano. L’assassino viene scoperto e condannato a 45 anni di carcere (uscirà nel 2005 per buona condotta), è Humberto Munoz Castro. Sul movente i pareri si dividono e il tempo non ha ancora aiutato a dipanare la matassa.
Alcuni credono che Castro si sia avvicinato per insultare Escobar, come facevano in molti in quel periodo, e che poi la situazione sia degenerata in fretta, fino al tragico epilogo.
In tanti invece sono convinti che Castro sia stato inviato dal cartello di Medellin per punire il calciatore proprio per quell’autogol costato carissimo alla mafia colombiana che aveva scommesso ingenti somme di denaro sulla vittoria della Colombia.
Edoardo Romagnoli