Non importa dove siate stati e cosa abbiate fatto, ma sicuramente almeno una volta avete preso parte anche voi ad un buffet e la cosa non vi fa onore. Generalmente non si va mai ad un buffet, ma ci si trova ad un buffet perchè il buffet è come la bottiglietta d’acqua ai convegni, a metterla non si sbaglia mai. E così si organizzano buffet ai convegni, alle prime, ai vernissage, alle presentazioni di libri e ad ogni manifestazione che si svolga durante l’ora di pranzo, di cena o merenda e includa un pubblico.
Il buffet è una di quelle situazione dove gli antropologi dovrebbero calarsi più spesso. Il controsenso sta già nella sua natura ibrida, perchè il buffet è come quelle macchine mezze utilitarie mezze suv, vorrebbe essere una cosa, ma anche un’altra, rischiando il più delle volte di non essere ne l’una ne l’altra. Si dovrebbe mangiare in piedi, ma poi ci sono i tavoli, dovrebbe essere una cosa chic, ma il più delle volte finisce con gente vestita in giacca e cravatta che sgomita per qualche tartina e quando è chic veramente le porzioni sono così piccole che si rischia la guerra civile. Vorrebbe essere pratico, ma non fa nulla per esserlo, vorrebbe fare a meno dei camerieri, salvo poi trovarseli dietro al tavolo a servire o in giro che danzano con i fritti sul vassoio, per non parlare di quanto sia difficile bere quando si mangia in piedi o con appoggi precari. Il buffet è un non luogo, è la porta dello Stargate che apre nuovi mondi a prescindere da dove si trova, una realtà parallela con le sue regole e i suoi personaggi:
1- L’INCURSORE. E’ questa una delle tipologie più insidiose fra quelle dei partecipanti da buffet, perchè l’incursore non ama fare la fila, ma attende, apparentemente lontano dal tavolo, che si crei un pertugio fra la signora in tailler che si fa servire il carpaccio e il trentenne che si è attardato a scegliere fra le carote bollite a rondelle e le immancabili rape rosse, per entrare e servirsi. L’incursore non fa altro che il lavoro di un centrocampista interno nel moderno 3-5-2, neofiti del calcio compresi. Il loro è il classico “lavoro pulito” del ladro, una filosofia che preferisce il morso del black mamba alla carica del bufalo.
Filosofia: ” Ma perchè devo fare la fila se posso incunearmi?”
Frase tipo: ” Mi scusi eh, prendo solo questo al volo, grazie.”
2- L’INGORDO. Per questa tipologia la fila non è un problema, anzi, il più delle volte sono loro stessi a crearla. L’ingordo è un insospettabile, è il fallimento di tutte le teorie lombrosiane che vorrebbero scorgere nelle connotazioni fisiche la natura criminale degli uomini, e la statistica vuole che ci si debba preoccupare più della mingherlina con gli occhiali che degli uomini in cinta di un divano. Generalmente si palesano a trequarti della fila, quando ormai la maggior parte delle pietanze sono state sorpassate e presente a campione singolo o doppio nel loro piatto. Nonostante quella piramide di cibo tremolante possa far pensare che l’ingordo non mangi da mesi, lui non ne fa una questione principalmente di quantità, ma di varietà.
Filosofia: ” Un pò, ma di tutto.”
Frase tipo: ” E’ per un mio amico.”
3- L’INTENDITORE. Nonostante siano riusciti a definire gourmet anche una scatoletta per gatti, sgombriamo il campo da ogni dubbio: nei buffet il cibo non è al centro dell’attenzione, diciamo che già nell’intento di chi organizza un buffet il concetto di cibo è assente o passa in secondo piano, rispetto a concetti come la praticità. Un’altra delle tipologie causa della maggior parte degli ingorghi nelle file da buffet, anche se spesso, una volta in sosta, hanno il buoncuore di far passare gli altri avventori. L’intenditore generalmente sosta a metà fila, fra la fine delle pietanze calde e l’inizio di quelle fredde, sospeso come un cane da punta in perenne attesa. Il senso del pudore misto ad un alto tasso di timidezza li portano a non riempirsi il piatto e non tornare al tavolo più di una volta, ma a curare una dettagliata selezione che però, non può esser fatta se tutti i piatti non sono in tavola o se stanno per arrivare delle cose calde/appena sfornate.
Filosofia:” Aspetto per non perdermi niente.”
Frase tipo: ” No, no passi pure, è che sto aspettando.” (Con un gesto dell’indice verso un’ipotetica cucina.)
4- L’INDECISO. Tornando a parlare di profili dediti alla nobile arte dell’ingorgo da buffet, l’indeciso è uno di quelli che più spiccano. Lo si riconosce per il tempo medio di sosta davanti ad ogni piatto e dallo sguardo di chi si è smarrito in fila all’aeroporto fra le chicane disegnate a nastri blu e paletti. L’indeciso vorrebbe essere vegetariano come la ragazza che si porta dietro dai tempi del liceo, ma non vuole neanche rinunciare del tutto ai piaceri della carne, specialmente quando è in tavola. Va pazzo per il fritto, ma sa che poi gli rimane sullo stomaco e preferisce glissare, stessa storia per i dolci dove l’indeciso, sicuro solamente di non voler la frutta in gelatina, è dilaniato dall’eterno dualismo: crema o cioccolata. Anche l’indeciso, come l’intenditore, data l’enorme mole di energia spesa nel fare la fila, non si presenta più di una volta al tavolo e questo non fa altro che aumentare la sua indecisione.
Filosofia: ” One shot, one kill”
Frase tipo:” Scusi lei che mi consiglia?”
5- LO SCHIAVIZZATO. Di questi profili ve ne sono almeno due: lo schiavizzato dagli amici e dalla ragazza, ma per comodità, oltre che per logica, lo tratteremo come un individuo unico, senza soffermarsi sulle sfumature che caratterizzano le due tipologie. Generalmente è uno di quei personaggi che credono ancora che possa esistere una forma di do ut des disinteressato, che vorrebbe uno scambio reciproco di gentilezze non richieste, salvo poi trovarsi in fila a chiedersi quando sarà il turno degli altri. Lo schiavizzato lo si riconosce per la compostezza con la quale si attiene alle regole non scritte che compongono il bon ton di una fila, forse per un’inconscio senso di colpa dell’insolito numero di piatti che si porta dietro.Un numero di piatti spropositato sia per un ingordo che per un indeciso. Prende un pò di tutto nel tentativo di intercettare le volontà del padrone oppure è intento a ricordarsi le comande ricevute, spesso, visto l’animo mite che lo contraddistingue e che lo ha portato lì con quella pila di piatti in mano, subisce le angherie dei compagni di fila, generalmente mansuete vittime di tutte le altre tipologie.
Filosofia: ” Una volta io, una volta loro.”
Frase: ” Scusi mi potrebbe aiutare a mettermelo nel piatto che ho le mani occupate. No, no in quest’altro piatto. Grazie”
Edoardo Romagnoli