In queste settimane di Leopolde, piazze e manganellate, di sinistre divise, sassate, false dimissioni, nuovi annunci e probabili alleanze, di gente che cerca un posto e di chi il posto ha paura di perderlo, mi sono occupato del parcheggio sotto casa.
Immaginatevi tre palazzi, una scuola e una ditta di allarmi chiusa. Il tutto contenuto in una strada privata di una trentina di metri sulla Casilina.
La scuola è di recente costruzione, ma il resto fa parte di quella corrente edilizia tutta italiana, molto in voga negli anni Settanta, che prese il nome di “abbuffinaggio”, che consisteva nella ricerca di soluzioni sempre più grossolane per incastrare fra loro il maggior numero di casermoni in cemento armato possibile, senza dare troppo nell’occhio, almeno fino al termine dei lavori.
Uno stile che ha permesso la costruzione di opere memorabili, lasciando qualche traccia anche qui, sulla Casilina, per la precisione più di una traccia: due palazzi, di un rosastro sporco, che si guardano l’uno di fronte all’altro, offrendo alla strada solo un fianco. A lato di uno dei due Moloch di calcestruzzo si appoggia una scuola, una struttura nuova appena restaurata e ridipinta di un bianco ospedaliero, guardata a vista da un altro palazzo, una struttura semifuturistica degli anni Novanta, di un materiale ignoto che se solo fosse ipotizzabile usarlo nell’edilizia, avrei giurato si trattasse della glassa dei Raffaello.
A dividere il tutto, una lingua di cemento di una trentina di metri senza sfondo, adibita ormai da tempo a parcheggio condominiale.
I palazzi contano sei piani ciascuno, ogni piano ha quattro interni, fatta eccezione per il primo piano che ne ha solo uno, per ogni interno si calcoli una media di due persone con una macchina a disposizione.
63 macchine, un numero che va ben oltre la disponibilità di posti auto, anche nel caso in cui escludessimo le 21 auto del terzo palazzo che hanno il parcheggio sotterraneo ad uso esclusivo, visto che alle 42 vetture rimanenti sarebbero da aggiungere un numero indefinito di studenti automuniti che frequentano la scuola dalle otto del mattino alle sei del pomeriggio. In realtà l’impatto degli studenti sul parcheggio è quasi nullo, visto che il flusso si incastra alla perfezione con quello degli abitanti dei tre palazzi che partono la mattina, quando i ragazzi arrivano a scuola e tornano la sera quando i ragazzi se ne sono già andati. Quindi rimaniamo sulle originarie 42 auto.
Ora, si capisce bene che, sebbene siano la creatività di ogni pilota e la grandezza delle macchine parcheggiate a fare il numero di posti disponibili, in trenta metri 42 macchine non entrano, considerando anche lo spazio necessario alla manovra per uscire, perchè a meno che non sia l’ultimo parcheggio della vita o non siano tutti in possesso di altre macchine, prima o poi dovranno anche uscire.
Il numero di macchine, sebbene in maniera approssimativa lo sappiamo, adesso c’è da capire quanti posti auto sono disponibili.

Diciamo che, mettendoci un paio di Smart e un parcheggio creativo, i posti condominiali possono spingersi fino a 14. Pochi, pochissimi, il rapporto è di 1 a 3, un posto ogni tre auto, due guidatori che a fine giornata saranno costretti a litigare, a parcheggiare altrove o entrambe le cose, in questo preciso ordine.
Se ancora la gravità della situazione non fosse stata ancora percepita per intero, pensiamola in termini percentuali che a me non mi dice niente, ma a qualcuno potrebbe anche chiarire il concetto: il numero delle auto supera del 250% il numero dei posti disponibili, il che vuol dire che ogni giorno il 71,5% delle auto totali rimane senza parcheggio, inutile dire che di fronte a questi numeri, la guerra quotidiana che ne segue è la naturale conseguenza.
E’ una guerra sui minuti, sperando che al tuo vicino sia toccato un impegno improvviso, gli straordinari, la figlia da accompagnare a cena da un’amica, è una guerra fatta di appostamenti alla finestra, in macchina parcheggiati in doppia fila, di infinite attese appolaiati ai balconi, di roboanti corse per le scale, in pigiama e con le chiavi della macchina in mano.
D’altronde dell’inevitabile conflitto, giocato in maniera più o meno sporca, con soluzioni più o meno efficaci, ma comunque regolato dalla legge del “chi primo arriva, meglio alloggia”, c’è poco da lamentarsi, rimane da adeguarsi.
Il fatto è che dei 14 posti auto disponibili, 2 sono occupati in maniera definitiva da delle auto abbandonate. E non è un dettaglio, vista la situazione che certo non permette certi sciali, ma se non bastasse le percentuali tornano in aiuto: le auto abbandonate e di conseguenza i parcheggi occupati incidono più del 14% sul numero totale di posti auto disponibili. Un vero e proprio salasso.

Andiamo nel concreto. La prima è un Fiat Punto, senza proprietario, senza tagliando dell’assicurazione e con le gomme decorate a ciuffi d’erba spuntati come premio fedeltà dal cemento, l’altra, una vecchia Fiat 500 blu, tutta ruggine e con le gomme oramai imparentate con l’asfalto, stavolta però targata e con proprietario noto a tutti, un inquilino del terzo palazzo, cioè uno di quelli con il parcheggio custodito, che non ne vuole sapere nulla di spostarla.
Le due auto sono lì da più di dieci anni, ma non si possono togliere.
Quella striscia di cemento lunga una trentina di metri non è suolo pubblico, quindi la Polizia Municipale non può venire e portarsi via le macchine, nè subissarle di multe per mancata esposizione del tagliando assicurativo o di un tagliando scaduto, ma essendo proprietà privata, la Polizia Municipale può solo sollecitare i proprietari a disfarsene, ma essendo irrintracciabile il primo proprietario e irremovibile il secondo, le macchine rimangono la.
L’amministratore del condominio,dopo otto gloriosi anni di dispute, a nome dei condomini di tutti e tre i palazzi, fatta eccezione per i diretti interessati, ha desistito, come mi ha spiegato con tono provato quando ci siamo sentiti sulla questione, accettando l’idea che quelle due carcasse occupino per sempre il 14% dei posti disponibili del parcheggio condominiale.
Tutte le soluzioni che vi possono saltare alla mente, sono già saltate alla mente di almeno uno dei condomini dei tre palazzi, ma cose come staccare la targa, bruciare le macchine sono illegali e non risolverebbe la cosa, la colletta condominiale per chiamare un carroattrezzi di per sè non sarebbe illegale, ma è contro la legge far portar via un’auto di proprietà di un’altra persona, anche se abbandonata, se non ha la targa e quant’altro.
In queste settimane di Leopolde, piazze e manganellate, di sinistre divise, sassate, false dimissioni, nuovi annunci e probabili alleanze,di gente che cerca un posto e di chi il posto ha paura di perderlo, mi sono occupato di un parcheggio in una strada privata a Roma.
Un parcheggio dove ogni giorno c’è una guerra fra vicini alimentata quotidianamente dalla mancanza di risorse per tutti, dove gli errori del passato si sono trasformati in privilegi del presente che nessuno ha il potere di estirpare, dove c’è chi non ha niente e lotta per qualcosa, fosse anche provvisorio, su un marciapiede o in doppia fila e dove chi ha tutto il parcheggio che vuole non si accontenta, cerca di più e quando non può ottenere, non disdegna il sabotaggio, dove ci sono i furbi di sempre, dove i cavilli burocratici diventano realtà, dove anche l’approccio più oggettivo possibile non porta a nessuna soluzione, dove le uniche strade possibili corrono tutte al di fuori della legge e dove chi dovrebbe vigilare se ne frega ampiamente, dove comunque si continua a cercare ogni giorno il proprio posto.
N.B. Ogni calcolo matematico presente nell’articolo è frutto della fantasia e non si riferisce a calcoli o percentuali reali.
Edoardo Romagnoli