“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”
L’attentato al Charlie Hebdo è un atto terroristico e la religione, ancora una volta, c’entra poco o nulla.
Sono morte 12 persone e 8 sono rimaste ferite, in un’azione militare nel bel mezzo di Parigi che per lunghi minuti, è sembrata inerme di fronte a 3 uomini armati.

La mia generazione la guerra non l’ha mai vista, se non alcune immagini selezionate di quella giusta che trasmettono i telegiornali, e per poco si è scampata anche la leva obbligatoria, ecco perchè quando è la guerra, la stessa che sta dilaniando da anni il medioriente, che si materializza nel centro di Manhattan, nella metro di Madrid o per le strade di Parigi l’effetto è quello della cassa armonica che amplifica ogni rumore.

Le immagini degli attentati negli ultimi anni hanno svolto un ruolo enorme e la loro potenza molto spesso è stata male utilizzata, perchè se mostrare il crollo delle torri ha un senso, l’uccisione a sangue freddo dell’agente di polizia Ahmed e la decapitazione di Foley non ne hanno. Atti come quelli di oggi ci mostrano la nostra vulnerabilità, ma questo non deve confonderci quando ci mettiamo alla ricerca di un nemico.
Il nemico non è l’Islam, che anzi condanna chiunque violi la libertà dell’individuo e fa della fratellanza e dell’accoglienza verso il prossimo dei pilastri fondamentali della sua dottrina, ma il terrorismo e il terrorismo non ha religione, perchè terroristi sono gli attentatori delle torri, terroristi i paramilitari della strage di Beslan e di quella nel teatro Dubrovka, terroristi sono quelli che hanno piazzato le bombe alla stazione di Bologna e a Piazza Fontana, tutti di religioni differenti, tutti con un unico credo: diffondere la paura.
Ecco perchè non è stato neanche un attacco alla libertà di stampa, ma ben di più: è stato un attacco alla libertà dell’uomo alla vita. Si sono uccise 12 persone e non vignettisti, portieri o poliziotti; le vignette, la religione e tutto il resto sono solo orpelli, gli obiettivi veri erano e sono: il terrore e la paura e non solo quella del prossimo vignettista, tanto meno la lotta agli infedeli.
La satira contiene dentro di sé i propri confini e per questo gode della possibilità di ridisegnarli ogni volta, spesso, spostando lo steccato più in la. Se nel giornalismo l’ingiuria e la diffamazione sono pratiche non tollerate, nella satira non sono categorie contemplate, perchè non esistono etichette, non ci sono misure, ci sono solo confini labili dettati dal buon gusto. Lo Charb ha viaggiato sui binari della satira che non prevedono precipizi ai margini ecco perchè non è utile adesso tornare indietro per esaminare tutte le vignette, una per una, nella speranza di capire quale/i di quelle abbiano potuto scatenare tanto odio. Semplicemente perchè la risposta la conosciamo: nessuna caricatura o vignetta può giustificare un’esecuzione, nemmeno tutte quelle pubblicate dal 2006 ad oggi. E non è l’offesa a Maometto la causa di questa follia.
Di fronte alle ultime cronache dell’Isis, agli attentati di Al Qaeda e delle altre cellule terroristiche del medioriente le prime vittime sono l’Islam e i milioni di veri musulmani, sopratutto in Europa, in un momento di crisi economica, con la tensione sociale alle stelle e il divario fra ricchi e poveri in costante aumento, si rischia di creare un nemico che non c’è, con tutte le conseguenze del caso.
Edoardo Romagnoli
[…] so che l’Islam non c’entra e nella bulimia comunicativa di cui anche io soffro lo scrissi a suo tempo, so che il cosiddetto Stato Islamico non è che il figlio illegittimo di una strategia militare […]