La famiglia Belier
Mentre nelle sale imperversa il settimo episodio di un film che aveva già esaurito tutto i contenuti nel primo “Fast and Furious”, mi sento di consigliarvi vivamente, avendo visto entrambi i film, di lasciar perdere le auto volanti di Vin Diesel, i fratelli di Paul Walker e quei dialoghi da comparsa gangster di serie D, per andare a vedere ‘La famiglia Belier’ di Eric Lartigau.
La famiglia Belier non ha un genere, ma ne attraversa più di uno, è una storia familiare sul distacco, sull’abbandono del nido da parte dei figli, una tappa necessaria, una conquista agrodolce da parte di tutti i genitori del mondo, ma non solo è un film sul sordomutismo e il rapporto con gli altri, è un film sui pregiudizi, un film che ne contiene in sè altri cento.
Paula è la figlia, l’interprete della sua famiglia composta da: padre, madre e figlio sordomuti. La voce come tramite con il mondo, la voce come dono che la obbliga a sognare un futuro da cantante a Parigi, una voce che da elemento necessario per la sopravvivenza dell’intera famiglia si rivela indispensabile per i sogni di Paula.
La famiglia Belier è un film commovente, un microcosmo e dei personaggi ben costruiti, come l’insegnate di musica appassionato di Michel Sardou, il sindaco, i venditori del mercato o gli alleati di Rodolphe nella campagna elettorale, episodio esemplare per comprendere come i sordomuti non amino i giri di parole, anche in politica.

Un film da vedere e se non vi avessi convinto io, spero che questa piccola intervista che ho avuto la possibilità di fare con Eric Lartigau vi convinca definitivamente.
Edoardo Romagnoli