Una storia, corta o lunga che sia, una storia a settimana fino alla fine dell’anno. Una raccolta dal titolo cupo, ma che ben descrive certe scelte che ogni giorno, più o meno consapevolmente, prendiamo e le loro conseguenze, da cui spesso è difficile venire fuori indenni.
Anonimo 1, accumulatore seriale
Se non fosse stato per quella puzza infernale che allertò i condomini non lo avrebbero mai trovato. Ogni angolo, ogni spazio ero stato occupato, la porta dell’ingresso era appoggiata ad un armadio che ne aveva ostruito l’accesso tanto che i pompieri per entrare, non potendola abbattere, dovettero scardinarla. Il pavimento era sommerso di giornali, libri e riviste accumulate alla rinfusa, le pareti grondavano di quadri e specchi di ogni tipo, e saltava subito all’occhio come vi fosse un’abbondanza di luci, anche se tutte spente. In un corridoio di 20 metri, c’erano 7 lampadari, oltre le 15 piantane sparse per la casa, sopra ogni piano, che fosse un tavolino basso o una mensola, erano state sistemati con cura centinaia di soprammobili swarovski, completamente coperti di polvere. La cucina era stata occupata da un esercito di sedie e l’unico punto libero era un fornello che a differenza degli altri tre non aveva impilato sopra pentole, frullatori, macchine del caffè, posate e qualche set di bicchieri, il bagno era un museo di saponette, balsami, shampo, creme e gadget igienici di varie catene di hotel, tra pieni e vuoti sono stati contati 1597 flaconi, ma nonostante il tanfo della carne in putrefazione, il corpo non si trovava. Impiegarono tre settimane di lavoro intenso per svuotare quei 140 metri quadri da quell’universo di cianfrusaglie, ciò che non passò dalla tromba delle scale, venne caricato sul montacarichi affacciato alla finestra del salotto e scaricato nel giardino condominiale, in attesa di essere portato via dai tre camion che si alternarono nei lavori.
Si sono raccontate molte leggende su quel trasloco, che in molti si arricchirono trovando veri e propri tesori in quelle centinaia di collezioni, che furono contate più di 2406 tazzine da caffè e 930 paia di scarpe e che nella libreria fosse contenuto il manoscritto originale del Decameron.
L’unica cosa che ancora non è stata scoperta è l’identità di quell’uomo trovato in avanzato stato di decomposizione, in posizione fetale, sotto un letto pieno di coperte e cuscini che non utilizzava più. Nessun documento di identità, nessun familiare, nessun contatto con i vicini, niente che ancora siamo riusciti a trovare su di lui nelle migliaia di cose di cui si era sommerso.