36. Andrea

Una storia, corta o lunga che sia, una storia a settimana fino alla fine dell’anno. Una raccolta dal titolo cupo, ma che ben descrive certe scelte che ogni giorno prendiamo e le loro conseguenze, da cui spesso è difficile venire fuori indenni.

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Andrea, il deluso

Un bel testo affronta il suo tempo senza paura, una bella canzone affronta il tempo senza paure. Eravamo in una piccola casa di un piccolo paese di provincia nascosto fra le montagne. Lui era il mio mito, conoscevo ogni aspetto della sua vita e tutte le parole di ogni sua canzone, anche di quelle brutte. Lo osservavo in silenzio mentre si preparava del thè bofonchiando sui tempi andati e su tutto ciò che era e adesso non è più.

– L’ Internet, l’internet è la rovina

– Maestro, ma Internet non è niente, è un baule, un sacco vuoto.

– Se non c’era l’internet ci saremmo risparmiati tante cazzate

– Si potrebbe dire lo stesso dei bar di provincia

– Già, ma almeno da lì non uscivano

– E lei dice che era meglio così? Che le gente tornasse a casa convinta che la verità fossero quelle belle parole dopo il sesto bianchino? Adesso almeno se scrivono una cazzata sanno di doversi prendere le responsabilità di ciò che dicono.

– Rimarrano lo stesso convinti che la verità sia la loro, alla stessa maniera di quelli del bar, ma facendo molto più rumore.

Mi dispiaceva, ma non perché la pensasse in modo così diverso da me, ma perché si rivelava un uomo chiuso. Il mio mito si stava rivelando per ciò che era, un uomo in carne ed ossa con i suoi pregi, i suoi difetti e le sue piccole fissazioni. Era colpa mia? Non lo so, ma se non si idealizzano i miti chi si deve idealizzare? Pensavo semplicemente volasse più alto di tutte le piccolezze umane e che da lassù, a quelle quote riuscisse a partorire quelle parole, quelle belle parole in musica.

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