PARTE 3 – FOCACCIOTTO
Qualche anno più tardi mi sono trasferito, non troppo lontano da San Lorenzo, ma quel tanto che bastava per cambiare il giro delle mie frequentazioni enogastronomiche. Così da Otello passai al Focacciotto. Una pizzeria al taglio con affaccio su via Gallarate gestito da marito e moglie, stessa formazione di Pino alla piazzetta.
Sarebbe stata una semplice pizzeria al taglio dispersa nel formicaio dei forni romani se non avessero avuto un’intuizione talmente improbabile da funzionare alla perfezione: il focacciotto. In pratica una pizza in miniatura con il cornicione alto, condibile a tuo piacimento, alla modica cifra di 3 euro e 50.
Lo so che scritta così non rende, ma voi immaginate una specie di pizza giocattolo superinstagrammabile, talmente gustosa e piccola da indurvi subito al bis. Fu amore a prima vista, tra l’altro ai tempi il mio stomaco aveva la dimensioni di un marsupio per cui non avevo neanche il problema di dovermi saziare.
Come se non bastasse in quell’angusto locale avevano incastonato un piccolo frigo delle meraviglie, stracolmo di bevande esotiche al mango e papaya, birre artigianali del convento dei frati trappisti del 1369 e di intramontabili miti come la Coca in vetro o la cedrata Tassoni. I prezzi lo rendevano una gioielleria mimetizzata da frigo.
Non voglio sembrare un talent scout, ma è con la stessa boria di Pippo Baudo o del fan di Calcutta ante litteram che scrivo senza tema di smentite che: oggi sono in tanti a conoscerlo, ma quando ci sono andato per la prima volta era ancora una improbabile startup. Un bilocale con un forno e tre sedie, ancora poco frequentato, ma chi ci andava lo faceva solo per addentare quella minipizza che già si stava facendo un nome nella zona. La pizza a taglio era diventata solo un antipasto in attesa del focacciotto o come riempitivo subito dopo; fu la prova definitiva che la gente non aveva fame di pizza, aveva fame di novità.
Oggi si sono allargati e dove una volta c’era uno di quei negozi che fanno targhe e coppe adesso è nato il Birracciotto, il locale gemello con un’ampia sala dove si vendono le birre artigianali più costose del Pigneto. Perchè, se qualcuno nutrisse ancora dubbi a riguardo, il vero business non è tanto il focacciotto, quanto le primizie del frigo.
Appena è diventato di moda l’ho mollato con la stessa leggerezza d’animo con cui l’Udinese rivende ogni anno i centrocampisti sudamericani. Troppa gente, troppo entusiasmo. MA se c’è una cosa che ho imparato in questi lunghi anni di rapporti con gli esercenti è che non bisogna mai escludere il ritorno, anche perchè quando ritorni non ti perdoneranno facilmente il tradimento.
- AH! Eccolo qua, non si saluta più?
- Ma sono appena entrato mi dia il tempo
- AH! Mo pure del lei mi dai, ma na vorta nun eravamo intimi
Ora intimi mi sembra un parolone, avrei detto più conoscenti, ma decisi di non controbattere, so come finiscono certe cose, ma lui non voleva demordere. Non riuscivo a capire perchè nonostante tutto il successo di cui godeva si fosse indispettito così tanto della mia assenza e in un attimo venni incellophanato dai sensi di colpa. Provai ad accampare scuse del tipo:
- No ma ho iniziato a fare la spesa…è solo per quello!
- Ambè ha iniziato a fare la spesa lui…allora annamo tutti a fa la spesa e scordamose degli amici
Inutile scrivere che da quel ritrovo fra vecchi conoscenti ne sono uscito talmente malconcio che neanche i 50 euro di focacciotti e birre artigianali sono riusciti a risollevare la situazione. Il focacciotto è ancora lì con il suo birracciotto a fianco, ma ancora non sono riuscito a tornarci.